La Rete delle donne di Bologna è un'aggregazione informale di donne diverse, singole, donne di associazioni di partiti e di sindacati. Ci siamo messe in "rete" da gennaio 2006. Il nostro lavoro ha posto le sue basi sul tema della difesa della L. 194 dagli attacchi che fin da allora hanno visto la risposta forte delle donne, in particolare con la manifestazione di Milano "Usciamo dal Silenzio". Questo è il tema su cui oggi ci ritroviamo sotto assedio, nella prospettiva di un'offensiva clericale contro la laicità dello stato. Ogni volta che si delinea una crisi nel nostro paese, il campo di battaglia diventa il corpo delle donne. Per capire la condizione attuale dei consultori, dell'IVG, della sperimentazione dell'RU484, delle leggi regionali dedicate allo status ontologico dei feti, abbiamo incontrato a Bologna varie realtà a livello nazionale in due occasioni particolari: "l'Assemblea delle Assemblee" e "Occorre il nostro benestare", ove abbiamo deciso di organizzare a livello nazionale una Conferenza sulla salute delle donne. Abbiamo inoltre aderito alla campagna “Obiettiamo gli Obiettori”, con l’intento di rendere i servizi sanitari più accessibili per le donne che ricorrono all’aborto e alla contraccezione d’emergenza. Sulla salute, ma del pianeta intero, abbiamo organizzato un incontro internazionale sull'ecofemminismo in cui ci siamo confrontate sulle possibilità di esperienze ecocompatibili come gli orti urbani.
La nostra lotta si pone principalmente sul fronte della violenza di genere, e abbiamo organizzato e partecipato a diversi e importanti presidi davanti al tribunale di Bologna in sostegno a donne e ragazze che hanno denunciato, fino alla realizzazione di una grande e bellissima manifestazione, “Libere dalla violenza libere di scegliere” che ha coinvolto 4000 donne a Bologna il 25/11/2006, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. La lotta alla violenza ci ha portate al Parco di Villa Spada, di notte, con un'iniziativa suggestiva e partecipata di sensibilizzazione. E ci ha permesso di organizzare 5 bus per la manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne a Roma il 24/11/2007!
La riflessione sulla partecipazione femminile alla politica cittadina è stata il centro di alcune assemblee pubbliche, riflessione che ci ha infine portato, anche attraverso un ciclo di seminari autogestiti, alla definizione di una priorità nello strumento del bilancio di genere, tema sul quale ci siamo confrontate con l'amministrazione comunale, ottenendo un riconoscimento politico attraverso l’inclusione di voci gender-oriented nell’ultimo Bilancio Comunale.
Abbiamo organizzato per l’8 Marzo 2008 una manifestazione per l’autodeterminazione femminile.
Cosa significa oggi?
Significa libertà di scegliere della propria vita e del proprio corpo, libertà dalla violenza in tutte le sue forme, possibilità di costruirsi una vita conforme ai propri desideri.
Riteniamo che la violenza si esprima oggi in modo particolarmente strumentale e a fini elettorali (perciò una violenza legittimata e reclamizzata) negli attacchi alla Legge 194, attacchi alla libertà delle donne di compiere scelte responsabili sul proprio stesso corpo. Attacchi che si trasformano in stigmatizzazioni, che finiscono per gridare alle donne “assassine”, attacchi che provengono da persone, da uomini che condannano anche l’uso di anticoncezionali come la pillola del giorno dopo o la pillola contraccettiva. Condannano l’uso del preservativo e da anni fanno si che l’accessibilità alla contraccezione sia difficile, lottano affinché il prezzo degli stessi resti tra i più alti d’europa condannando le donne più povere a gravidanze indesiderate e aborti indesiderati. Queste forme di integralismo negano la possibilità di commercializzazione della RU486, lasciandoci in una condizione di illibertà rispetto al resto d’Europa. Lottiamo contro chi nega la libertà di ottenere un servizio sanitario laico. Le donne devono poter espletare i loro diritti in pieno,
La libertà di scegliere significa libertà dalla violenza economica, dalla dipendenza verso uomini che vengono premiati economicamente più delle donne solo perché concedono il proprio tempo al lavoro e non al lavoro di cura, che ancora grava interamente sulle spalle delle donne. Le competenze delle donne nella nostra società sono sottovalutate, nonostante ogni anno vi siano più laureate che laureati, e vengono sistematicamente denigrate quando si gioca anche sul nostro corpo, con licenziamenti o non assunzioni per possibili maternità. La precarietà colpisce soprattutto le donne, la povertà colpisce soprattutto le donne nel nostro paese come in tutto il resto del mondo, noi questo vogliamo ricordarlo a tutt*, oggi che veniamo ascoltate perché è l’otto marzo. Ma pretendiamo l’ascolto per tutti i giorni dell’anno perché noi lottiamo e lavoriamo tutti i giorni, nonostante le difficoltà del fare politica con tempi sempre più ristretti per la mole di lavoro sia in casa che fuori.
I nostri diritti non sono alla mercé di qualsivoglia partito politico, una società senza le donne non può dirsi tale.
Il diritto di essere libere non si ferma di fronte alle imposizioni cattoliche di modelli patriarcali, modelli in cui la donna vive come soggetto subordinato ed in cui uomini e donne vengono imprigionati dentro ruoli prestabiliti e coercitivi. Si chiama eteronormatività, la parola è difficile, ma significa non riconoscimento e anzi denigrazione di ogni forma di desiderio e sessualità fuori dalla norma eterosessuale.
Per questo e per il rispetto delle donne di tutte le culture e provenienze lottiamo contro ogni integralismo religioso, perché solo uno stato davvero laico può garantire un’esistenza libera alle persone, solo uno stato laico può garantire financo la libertà religiosa e di opinione. Uno Stato, le istituzioni tutte, non possono arrogarsi il diritto di decidere a tavolino cosa è o cosa non è naturale a questo mondo. L’esistenza è ciò che di più naturale esista, e non può prescindere dalla libertà di autodeterminarsi.
Questo è il senso della nostra manifestazione, che si terrà l’8 Marzo dalle ore 15.00 e da Piazza XX Settembre a Bologna.
Saremo tante, libere e consapevoli.
Rete delle donne di Bologna
3 commenti:
Certo che ci saremo!
e saremo numerosissime!
voglio essere fiduciosa!
intanto ho anche pubblicato l'annuncio di questa manifestazione sul mio blog
ha ancora pochi giorni...
ma ho mandato catene di mail
per sostenere il corteo domani!
Tutti a paragonarci alle streghe
ma io sono contenta
le streghe rappresentano l'archetipo più significativo delle donne libere e creative!
Convinto assertore della superiorità della donna, da sempre vivo l’8 marzo con assoluta solennità, nonostante si sia disperso nel tempo e nella modernità futile dei nostri giorni, il senso di questa celebrazione. Negli anni universitari, per passione e per curiosità storica, ho approfondito con interesse il ruolo della donna nella società, e sono convinto che se domandassimo alle giovani generazioni, e non solo, cosa sanno di questa data, ho timore che la maggior parte di loro dia risposte alquanto diverse e improvvisate sulle origini di questa festa. Potrebbero, non a torto, dire che è la festa dei fiorai, o – peggio ancora - la festa dei ristoratori e dei locali notturni, e che delle 129 operaie in sciopero bruciate vive nello stabilimento newyorkese della Cotton, credo non si sappia davvero nulla.
Tuttavia, nonostante la disinformazione, questa data ha assunto nel tempo un'importanza mondiale, diventando, grazie alle associazioni femministe, il simbolo delle vessazioni che la donna ha dovuto subire nel corso dei secoli, ma anche il punto di partenza per il proprio riscatto. Joseph Conrad diceva : “essere donna è terribilmente difficile perché consiste principalmente nel trattare con gli uomini”. Ripenso a questa citazione ogni volta che dai giornali e dai media in generale, apprendo che nel nostro Belpaese c’è chi vorrebbe “revisionare” la 194, e chi, sulla stessa scia, comincia a guardare con diffidenza anche la legge sul divorzio. In una nazione così, dove la secolarizzazione tardiva si mimetizza con il trasformismo imperversante della politica, dove in nome di una ipocrisia democratica si parla e si discute di “quote rosa” (dove quota sta per contentino), dove nel mercato del lavoro le donne sono ancora discriminate nei ruoli occupazionali e salariali…
Beh, un paese così per uscire davvero da questa profonda crisi economica e morale ha bisogno solo di donne! Lo penso e lo auspico sinceramente e appassionatamente da sempre.
A tutte voi auguro un felice e rivoluzionario 8 marzo.
Stefano Laboragine
Buon 8 marzo a tutte le donne presenti sui vari blog. Maria
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