2008/02/28

TRA LA FESTA, IL RITO E IL SILENZIO NOI SCEGLIAMO LA LOTTA!!!

(Tutte le info qui)

Più che mai un 8 marzo di lotta, ancora in piazza a manifestare la libertà e l'autodeterminazione di donne e lesbiche.

La Rete delle donne di Bologna vi invita a partecipare al corteo di sabato 8 marzo e alle iniziative che seguiranno in Piazza Maggiore.

Appuntamento alle ore 15.00 in Piazza XX Settembre.

Sui nostri corpi e sulle nostre vite decidiamo noi!

Contro la violenza maschile, che si esprime anche negli attacchi alla legge 194 e nella volontà politica di controllo sui corpi delle donne

Contro la precarietà dei diritti che ci rende più povere e più ricattabili.

Contro un concetto di famiglia patriarcale presentata come opzione primaria, giusta, unica e naturale, negando l’esistenza di altre forme di desiderio e sessualità fuori dalla norma eterosessuale.

Contro gli integralisti di tutte le religioni, tutti uguali nel togliere alle donne la loro libertà di scegliere.

Chiediamo il potenziamento dei consultori come servizi pubblici, laici e gratuiti, rispettosi delle scelte delle donne; campagne di informazione su contraccezione, prevenzione e salute; educazione sessuale nelle scuole; accessibilità economica e facile reperibilità di tutti i contraccettivi, compresa la pillola del giorno dopo; possibilità di ricorrere a tecniche non chirurgiche e meno invasive di aborto come la Ru486; provvedimenti volti a garantire la presenza costante di medici non obiettori in qualsiasi struttura che pratica l'interruzione volontaria di gravidanza.

NO AGLI SCAMBI POLITICI SUL CORPO DELLE DONNE!!!!

Rete delle donne di Bologna

www.retedelledonnedibologna.blogspot.com

Sabato 8 Marzo 2008

Ore 15 – Manifestazione

piazza XX Settembre

Bologna





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2008/02/26

Tra la festa il rito e il silenzio scegliamo la lotta!

Comunicato conclusivo

dell'Assemblea nazionale

Roma 23 e 24 febbraio 2008

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Il 23 e 24 febbraio in più di 400, femministe e lesbiche, ci siamo incontrate a Roma per dare un seguito al percorso nazionale iniziato con la manifestazione del 24 novembre contro la violenza maschile sulle donne.

Due giorni in cui i nostri desideri, le nostre differenze e le nostre idee ed elaborazioni politiche si sono incontrate per dare sostanza all’affermazione della nostra autodeterminazione.

Abbiamo discusso insieme delle strategie di resistenza e trasformazione del mondo che abitiamo e delle pratiche che intendiamo agire per fermare la violenza maschile che si manifesta in varie forme: quella che avviene in famiglia, quella delle istituzioni e delle leggi che espropriano e controllano i nostri corpi, del sistema economico che precarizza le nostre esistenze, della cultura e della formazione che ci educa alla passività e alla subalternità, dell’eterosistema che costringe i nostri desideri e le nostre relazioni all’interno del modello unico dell’eterosessualità.

Abbiamo discusso di spazio pubblico, della sua presunta neutralità e della necessità di riappropriarci di tutti gli spazi con la nostra pratica collettiva e autodeterminata.

Abbiamo parlato dell’accesso e della riappropriazione da parte delle donne delle tecnologia e dei mezzi di comunicazione, tramite l’utilizzo del free-software.

Abbiamo parlato di razzismo, cercando di partire da noi per esplorare la complessità del rapporto con l’altra, anche alla luce dei nostri privilegi, sottolineando che non possiamo dirci autodeterminate se a tutte, e quindi anche alle donne migranti, non vengono garantiti quei diritti che rivendichiamo e riteniamo minimi per la nostra esistenza.

Il sommovimento femminista e lesbico ha espresso la necessità di altri momenti di confronto e discussione, nonchè di proseguire la lotta facendo vivere le nostre elaborazioni negli prossimi appuntamenti che verranno costruiti:

• un presidio il 4 marzo sotto il Tribunale di Bologna per un processo per stupro;
• un presidio il 5 marzo sotto la sede della Corte di cassazione a Roma per solidarietà alle donne che hanno denunciato per stupro un medico anestesista;
• presidio il 18 marzo a Perugia, sotto il tribunale dove si terrà l’udienza preliminare per l’uccisione di Barbara Cicioni da parte del marito;
• una manifestazione nazionale a maggio in una città del sud contro la violenza maschile nelle sue varie forme;
• due giorni di discussione nazionale forse nel mese di giugno;
• una campagna nazionale per l’autodeterminazione e la libertà delle donne e delle lesbiche che si articolerà attraverso le proposte discusse dai vari gruppi tematici;
un 8 marzo autorganizzato da femministe e le lesbiche a livello territoriale che rilanci la lotta per l’autodeterminazione, manifestando con lo striscione comune:

«Tra la festa, il rito e il silenzio noi scegliamo la lotta!».

L’assemblea ritiene necessario che femministe e lesbiche producano conflitto in piena autonomia e in modo autodeterminato. Esprimiamo un forte e chiaro no alla strumentalizzazione a fini elettorali dell’8 marzo da parte di cgil cisl e uil, organizzazioni che sostengono politiche familiste
e di controllo sui corpi e a cui non deleghiamo l’espressione del nostro pensiero e delle nostre pratiche politiche.


Assemblea nazionale di femministe e lesbiche

Roma, 24 febbraio 2008


Relazioni finali dei tavoli:

tavolo 1: VIOLENZA

tavolo 6: PRATICHE E PROSPETTIVE

tavolo 7: FEMMINISMO E SPAZIO PUBBLICO

2008/02/24

Petizione per commercializzare la RU486

Ru486 la pillola per l'aborto non chirurgico

Gentile ministro

grazie alla legge del 1978, le donne hanno potuto accedere ai servizi del sistema sanitario nazionale anche per abortire, superando la clandestinita' a cui fino ad allora erano costrette. La legge, quindi, ha rappresentato una innovazione civica e sanitaria.

Il metodo chirurgico piu' diffuso per la pratica abortiva e' quello dell'aspirazione (noto come Karman, dal medico che lo ha inventato). Ma in questi anni si e' anche diffusa una pratica non chirurgica, farmacologica, basata sul principio attivo della pillola RU486. Milioni di donne ne hanno fatto uso nei Paesi dell'Ue. In Francia e' autorizzata dal 1988, in Gran Bretagna dal 1990 e in Svezia dal 1991. In quasi tutti i Paesi il suo uso e' legale.

I vantaggi dell'aborto farmacologico sono riscontrati in termini sanitari, psicologici ed economici.

Nel primo e nel secondo caso, la semplicita' di un intervento non chirurgico, evita il trauma della sala operatoria.

Nel secondo caso, e' noto che oggi il costo pagato dalla Regione all'ospedale e' mediamente di euro 8-900,00, comprendente degenza e intervento. Invece con la RU486 l'intervento chirurgico sarebbe sostituito dall'assistenza medica, e la degenza sarebbe minima: ne deriverebbe un risparmio economico per il SSN.

Per queste ragioni, signor ministro

LE CHIEDIAMO

di aprire alla commercializzazione della RU486 anche il nostro Paese, invitando le aziende che gia' operano in Europa a presentare le necessarie richieste di autorizzazione

FIRMA LA PETIZIONE!

2008/02/20

Obiettiamo gli Obiettori: la Rete delle donne di Bologna aderisce

Di fronte agli attacchi sempre più pesanti all'autodeterminazione delle donne non si può più rispondere semplicemente invocando la difesa della 194.

Le scellerate dichiarazioni degli antiabortisti in queste ultime settimane rendono ancor più evidente il potere sulla sfera della riproduzione (e, più in generale, su quella della salute) che la classe medica può esercitare, coadiuvata anche dall'articolo 9 della legge 194 che prevede per il personale sanitario la possibilità dell'obiezione di coscienza ­ possibilità contemplata unicamente rispetto all'interruzione di gravidanza: in nessun altro ambito medico né in altra professione vale questa opzione.

Per riaffermare con efficacia il nostro diritto di autodeterminazione dovremmo, quindi, ripartire proprio dal nodo dell'obiezione di coscienza, da questa "opzione", riconosciuta per legge, secondo cui alle scelte e ai problemi di sofferenza delle donne (perché abortire è una scelta sofferta) il personale medico-sanitario può anteporre i suoi "problemi di coscienza", la sua visione della vita ­ in poche parole, in nome della propria "coscienza" può opprimere il soggetto a cui deve assistenza.

Gli effetti di ciò sono sotto gli occhi di tutte: oggi abortire è diventato quasi impossibile e le donne stanno ritornando a pratiche clandestine per l'interruzione di gravidanza; l'arroganza degli obiettori è immensa, e nei reparti il personale che non vuole adeguarsi ai diktat dei primari obiettori ha vita dura; perfino l'accesso alle scuole di specializzazione in ostetricia e ginecologia è sempre più vincolato all'"atto di fede" dell'obiezione di coscienza. Chi si adegua ha una strada privilegiata per far carriera; chi invece non obietta è costretta/o a impiegare la maggior parte del proprio tempo a praticare aborti per sopperire alla scarsità di personale non obiettore. Per non parlare, poi, della cospicua fetta di finanziamenti pubblici destinata agli ospedali cattolici in cui non è riconosciuta la possibilità dell'interruzione di gravidanza.

Se una cattiva legge permette, attraverso l'obiezione, di calpestare i diritti individuali, anche le/i cittadine/i hanno diritto di sapere chi sono coloro che le/i curano e di scegliere da chi farsi curare: che fiducia si può avere in quel/la ginecologo/a che costringe a inutili sofferenze in nome delle proprie convinzioni morali, pensando di aver dei diritti sul corpo dell'altra?

Crediamo sia arrivato il momento non solo di rivendicare dei diritti ma anche di praticarli.

"Obiettiamo gli obiettori" significa che esercitiamo il diritto di scegliere da chi farci curare, pretendendo un rapporto di fiducia, trasparenza e assunzione di responsabilità con la persona a cui affidiamo la nostra salute. Significa, quindi, pretendere dalle Asl, dai Consultori e dagli Ospedali l'elenco del personale medico-sanitario che pratica l'obiezione di coscienza. Alle donne che intendono difendere e affermare il diritto all'autodeterminazione proponiamo di:

  1. costituirci come soggetti politici che esigono la pubblicizzazione e l'affissione pubblica negli ospedali e nei consultori delle liste del personale sanitario che fa obiezione;
  2. cominciare a raccogliere città per città, ospedale per ospedale, consultorio per consultorio tutte le informazioni che già si hanno, facendo una prima lista dei nominativi che si posseggono
  3. promuovere il boicottaggio in toto di tutti i reparti e di tutte le prestazioni (analisi del sangue, visite, ecc) degli ospedali in cui ci sono più obiettori;
  4. creare un sito dedicato a questo dove raccogliere informazioni.

Sappiamo bene che in nome di "sacri principi" vengono compiuti i più grandi crimini della storia, la violazione dei più elementari diritti umani. Hannah Arendt ci ha insegnato che "Il male appare banale e proprio per questo ancora più terribile: perché i suoi più o meno consapevoli servitori, altro non sono che dei piccoli, grigi burocrati, simili in tutto e per tutto al nostro vicino di casa".

Difendere la nostra autodeterminazione dai "burocrati del male" significa diventare protagoniste nell'esercizio e la difesa dei nostri diritti. Smantellare il sistema che si è creato intorno all'obiezione di coscienza, significa smantellare un sistema che alimenta e legittima gran parte degli attacchi contro l'autodeterminazione dei nostri corpi e delle nostre vite. Sta a noi donne determinare un grande risveglio prendendo coscienza della vastità dell'abuso subito e impedire che si ripeta, rimpadronendoci di un sapere e di pratiche che ci mettano in grado di opporci agli abusi e di chiederne conto.

Collettivo femminista Maistat@zitt@

Per info sulla campagna a Bologna retedonnebologna@women.it


Update: Come denunciare chi non ti prescrive la pillola del giorno dopo

http://osservarosa.blogspot.com/


2008/02/15

APPELLO: L'ultima parola è la nostra.

APPELLO: L'ultima parola è la nostra.

Dall'evidenza scientifica all'etica della responsabilità

Contrastiamo l'abitudine a pensare che sui temi essenziali che riguardano la nostra vita, le nostre esperienze che si fanno corpo e anima, noi donne e uomini comuni fatichiamo a prendere una decisione consapevole.

Osserviamo che in una società di esperti hanno autorevolezza lo scienziato, il filosofo, il teologo, il giurista e recentemente il bioeticista, tutti “rigorosamente” di sesso maschile, mentre noi donne non abbiamo parola pubblica. Ma oggettività scientifica e soggettività non sono mondi separati e le tecnologie che riguardano la vita e la morte sono oggi tali da modificare la percezione, il senso e quindi la lettura che noi diamo di esse. Dal concepimento al morire, le opportunità (e i rischi!) offerti dalle biotecnologie mediche ci obbligano singolarmente e collettivamente a operare scelte e mettere in atto decisioni spesso difficili. Ad esse la scienza contribuisce in termini di conoscenza e ampliamento delle possibilità. Ma l'ultima parola spetta alla donna all’uomo che di quelle scelte vivranno le conseguenze.

Noi contrastiamo la violenza di un'etica dei principi indiscutibili e astratti con l'etica della responsabilità e denunciamo che il vuoto lasciato dall'assenza di una cultura laica delle istituzioni è riempito dalla Chiesa e dai codici deontologici delle associazioni e/o corporazioni degli esperti, scientifici e non, che dettano la propria legge.

Le questioni eticamente sensibili diventano così strumenti che mirano a fare dei corpi di uomini e donne le nuove "res publicae", su cui e attraverso cui arrivare alle "nuove sintesi" politiche che spesso avvelenano la civile convivenza e il quadro democratico

Questo sta accadendo:ieri sulla legge 40, oggi sulla 194, la moratoria, la lista di Ferrara e l'incursione all'ospedale di Napoli!

Riproponiamo l'autonomia e la libertà di una donna di scegliere per se stessa anche quando è “uno e due contemporaneamente”, cioè quando è gravida, affermando che è portatrice di una responsabilità che ne fa un soggetto morale capace di compiere la scelta di essere o non essere madre e di interrogarsi sul senso e la qualità di quella vita che ha deciso di mettere al mondo.

La Chiesa Cattolica ha riconosciuto un'anima alle donne nel 1431! Quanti secoli ancora per essere riconosciute soggetti morali?

Denunciamo la voluta confusione che ha animato il recente dibattito sull’obbligo di rianimazione dei feti vitali anche in presenza di una decisione contraria della madre. Si sono confuse questioni diverse: aborto terapeutico e nascita prematura.

Aborto terapeutico e nascita prematura stanno su piani diversi, hanno ricadute ed effetti differenti, le cui responsabilità non sono del tutto chiare dal punto di vista della legge.

Nel primo caso il riferimento è la legge 194 dove in nome del diritto alla salute della madre, ed in presenza di una grave malformazione del feto, la legge consente alla donna di porre fine a quella vita.

Nel secondo caso siamo in presenza di un trattamento terapeutico su un “minore” già nato che non è in grado di esercitare quel "consenso informato" di cui il medico ha bisogno per agire sul corpo del paziente e che è l'espressione della autonomia di scelta di ogni cittadino/a sancita dalla Costituzione.

Tale questione non riguarda la 194 ma il diritto di limitare i trattamenti di rianimazione e di sostegno vitale

Un feto di 4- 5 mesi, può esercitare questo diritto? La risposta è evidente: no! Allora chi lo fa per esso? Chi è il soggetto morale che lo può fare? Una legge astratta dello Stato in nome di un'etica dei principi, un codice deontologico medico che si fa legge o la donna che l'ha nel suo corpo (quel feto è parte di essa) e la cui etica della responsabilità le consente di coniugare i fatti, che inaspettatamente le vengono presentati, con i valori che fino a quel momento l'hanno conformata?

Noi rispondiamo che quella donna che ha dolorosamente scelto di interrompere a 5-6 mesi dall’inizio, una gravidanza desiderata è l'unica autorizzata a parlare e a prendere la decisione.

proponenti

Elena Del Grosso genetista, docente di bioetica Università di Bologna Rete delle donne di Bologna

Maddalena Gasparini medico, gruppo Bioetica Società Italiana Neurologia Milano

Eleonora Cirant Ass Osa-Donna Osservatorio Donne Salute

Lea Melandri Libera Università delle Donne Milano

Guarda tutte le ADESIONI

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Scrivi a Elena del Grosso


A Bologna le donne difendono la loro libertà

Sono state ventiquattro ore frenetiche quelle che hanno preceduto il presidio di Bologna del 14/02/2008 davanti all’Ospedale Sant’Orsola. Ore cariche di dolore, rabbia, paura e speranza. Il dolore condiviso con le donne di Napoli, che hanno assistito alla profanazione di un ospedale e di un reparto, quello di ginecologia, che parevano ancora lontani da atti di violenza di Stato, che dovrebbero essere luoghi di assistenza, di cura, e perciò sicuri e accoglienti. Invece sette uomini in tenuta anti-camorra hanno superato quel limite, trasformando un rifugio in un presidio militare come un altro, trasformando l’ideologia antiaborista in una pratica di sopraffazione, e senza mandato, non hanno pensato due volte prima di accanirsi su una donna per difendere un feto. Perché lo scambio, è stato chiaro, era questo: una donna per un feto. Come nel Medioevo, quando pur di garantire il paradiso a bambini non nati, i preti squarciavano il ventre della donna, sacrificandola, per benedirne l’interno. Sembra macabro, ma non dimentichiamo che nel nostro Occidente e nel nostro paese in particolare il problema più grande che ha toccato bioetica e biopolitica è stato ed è proprio quello della status ontologico della donna (in quanto “diversa”), per giungere a quello delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali (in quanto “non conformi”). Sono i nostri corpi, le nostre vite che vengono messe in gioco, i nostri corpi di donne ancora considerati solo per la funzione riproduttiva, ancora temuti e quindi criminalizzati per il “potere” della riproduzione. La Legge 194 ha legalizzato una pratica, l’aborto, che esiste da sempre, ma che in forma clandestina ha causato milioni di vittime. La Legge 194 non è perfetta ma sancisce la libertà di scelta delle donne sul proprio corpo, sulla propria salute, o meglio la restituisce.

La rabbia, insieme alle lacrime, si è scatenata nel vedere una donna criminalizzata, interrogata come una delinquente qualsiasi, nel momento più delicato, forse, della sua vita: durante un aborto terapeutico. Nel non voler credere che un Paese laico, a suo dire, possa permettere lo scempio di una rimonta del potere e del controllo patriarcale sulla vita e le scelte delle donne. Nella consapevolezza di una campagna elettorale che investe il corpo delle donne come oggetto del contendere. Le donne che erano in assemblea a Bologna martedì 12 Febbraio alla notizia dei fatti di Napoli non hanno avuto dubbi: saremo con le donne, ma a Bologna, davanti all’Ospedale Sant’Orsola. Davanti al reparto di ginecologia ove tante donne si sono viste negare finanche la “pillola del giorno dopo”, cioè il diritto alla contraccezione d’emergenza, dove il numero di obiettori di coscienza è troppo alto. La Rete delle donne di Bologna stava discutendo di temi importanti, ospiti dell’associazione Orlando (ospiti perché in attesa da due anni, dalla chiusura della Sala dei Notai, di uno spazio autonomo delle e per le donne), del centenario dell’8 Marzo. Si pensava a una manifestazione incentrata sull’”autodeterminazione”, ci chiedevamo come tradurre, declinare un termine così profondo in modo da renderlo comprensibile alle nuove generazioni. Si parlava della campagna Obiettiamo gli Obiettori lanciata dal collettivo femminista Mai Stat@ Zitt@ di Milano, e la decisione era chiara anche prima di ricevere la notizia del Policlinico napoletano. Aderiamo, “staniamo” gli obiettori, creiamo una mappa per le donne fatta di luoghi, orari in cui possano essere certe di ricevere il servizio che spetta loro. Poi la notizia, e la decisione di esserci, con la paura di non essere abbastanza. Con la speranza di vedere le donne in strada a difendere i propri diritti, la propria libertà di scelta.

Così è partita una e-mail, un appello:

“Care,

avrete sicuramente letto la terribile notizia del blitz della polizia al Policlinico di Napoli dovuto, dicono, alla segnalazione anonima di un infanticidio in flagranza (Art. 578 Infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale), risoltosi nell'ammissione di un normale aborto terapeutico, dopo lunghi e illegittimi interrogatori e sequestro del materiale biologico espulso (previo riconoscimento della "vittima" da parte della madre).

Chi ci dice che quella telefonata sia mai arrivata? Chi può dire se non fosse invece in atto un'indagine ambientale, se non vi fosse tra le corsie un poliziotto in borghese in attesa di poter punire quei pochi medici che non obiettano all'IVG? Viviamo in questi giorni un accanimento generalizzato (disumano e rabbioso) contro la libertà di scelta delle donne che si sta traducendo sempre più in violenze e ingiurie. In stigmatizzazioni senza senso e ora, addirittura, in un tentato arresto! Questo atto vigliacco risuona nella testa di tutte come un temibile avvertimento: vi puniremo, assassine! Ma noi non siamo assassine e tanto meno abbiamo paura. Siamo soltanto sempre più indignate e pronte a difendere le nostre vite, la nostra dignità di donne libere di scegliere.

E' chiaro come il protocollo firmato dai ginecologi cattolici romani sulla rianimazione del feto sia colpevole di aver creato un clima di criminalizzazione delle donne che vogliono o che sono costrette ad abortire. E' chiaro che la proposta di moratoria sull'aborto di Ferrara ha avuto echi straordinari tra gli integralisti che siedono e siederanno nel nostro parlamento. E' chiaro il servilismo del nostro ceto politico ai diktat vaticani così come pare chiaro che non possiamo accettare una campagna elettorale tutta incentrata su come stigmatizzare i nostri corpi e come limitare la nostra libertà di autodeterminazione.

Le compagne napoletane saranno giovedì 14/02/2008 alle 17.00 in presidio in Piazza Vanvitelli. Le donne in tutta la nazione stanno organizzando presidi in concomitanza con quello napoletano.

A Bologna l'appuntamento è alle 17.00 sotto l'Ospedale Sant'Orsola (Via Massarenti 13), cioè alle porte del reparto di ginecologia con il più alto numero di obiettori di coscienza, ove, insomma, il servizio pubblico non garantisce l'applicazione della Legge 194.

Rete delle donne di Bologna.

Ed ecco che le donne rispondono, e davanti all’Ospedale le generazioni si incontrano. Più di mille decidono di bloccare Via Massarenti per poi portare il corteo non autorizzato fino a Piazza Maggiore. La mancata autorizzazione viene rivendicata dalle manifestanti: “nemmeno la Polizia era autorizzata a fare irruzione a Napoli”. Ma la mediazione di alcune parlamentari e la spontaneità nel trattare con gli agenti hanno fatto sì che la manifestazione si svolgesse pacificamente lungo Via San Vitale fino al centro. Con le nostre voci, i nostri corpi, con la rabbia ma anche la gioia di ritrovarsi insieme, con la consapevolezza delle donne e delle ragazze che non è finita, la strada è lunga, ma che ci siamo tutte e che la nuova generazione di donne (precarie) è pronta a lottare.

“La 194 non si tocca, la difenderemo con la lotta”, “L’integralismo non è lontano: in Italia abbiamo il Vaticano!”, “Ferrara, babbeo, beccati ‘sto corteo!”, “Papi, papà, padrini e padroni, decidiamo noi senza condizioni”, “Tremate, tremate le streghe son tornate, le figlie e le nipoti non vi daranno i voti!”, “Il nostro problema non è la cellulite, ma come liberare le nostre vite”.

Barbara Mazzotti

Rete delle donne di Bologna


Update -


1) Tg1 del 14/02/2008




2008/02/14

Presidio e Corteo, più di mille!

Foto di Luki Massa!
















Il Presidio è stato bellissimo. Mille, duemila, forse di più.
Il Corteo ha portato le nostre voci a tutta la città, fino a Piazza Maggiore.

Presidi - nelle strade e nella rete!

Da Femminismo a Sud, grazie Enza!!

Oggi 14 febbraio, in solidarietà con la donna di napoli, per difendere il diritto di scelta di ciascuna di noi e contro l'irruzione della polizia fatta a Napoli al Policlinico Federico II - contemporaneamente al presidio che si farà a Napoli alle 17.00 a Piazza Vanvitelli, ce ne sarà un altro sempre alle 17.00 al Sant'Orsola di Bologna in via Massarenti 9, e a Milano la Rete regionale lombarda "194 ragioni" si incontra alle 17.30 in Piazza San Babila e ancora a Milano in Via della Commenda alle 18.00 sotto la Clinica Mangiagalli, a Brescia alle 19.00 davanti gli Spedali Civili (Piazzale Spedali Civili 1), a Roma alle 17.00 davanti al Ministero della Sanità, Lungotevere Ripa 1, a Firenze alle 17.00 davanti alla Prefettura in Via Cavour 1, a Venezia alle ore 15.30 davanti l'ex ospedale G. B. Giustinian, Dorsoduro 1454 (Fondamenta Ognissanti) sede attuale del consultorio, e a Bari alle ore 19.00 davanti alla libreria Laterza in Via Sparano 136, e a Padova ore 18.00 davanti alla Prefettura, e in altre città in luoghi ancora da precisare (aggiornerò il post e l'agenda alla vostra destra via via che arrivano notizie).

Molti i comunicati, tra gli altri quelli di: Udi nazionale; Collettivo femminista Degeneri; Rete delle donne di Bologna; Assemblea delle femministe e lesbiche romane; MaiStat@Zitt@; Giuristi Democratici.

Dai presidi reali a quelli virtuali. In rete è tutto un fiorire di iniziative, pagine, pensieri, simboli, parole in difesa della 194 e/o in solidarietà con la donna di napoli. Provo a tenere traccia di questo bel corteo virtuale e se ci siete anche voi, segnalatelo tra i commenti e così allunghiamo la lista :)

Manuale per donne (che ha lanciato un appello tra blogger in difesa della 194) | A/matrix | Marginalia | Cloro al clero | Santo subito | La penna che graffia | Terrorpilots | Criptolelle | Spiaggia libera | Il pluriblog | Associazione mente locale | Uaar | Blops - il blog parla con sissi! | Cactus sul davanzale | GcPisa | Figli di... | Jazzando | Brave new world | Omnia Mundis | Giramundo | La toga strappata | Rosalux | Girasole | Tintallie | Amore immaginato | Spartacus Libero | Oltre la pazzia | La straordinaria piazza di OkNO | Stella | I ciechi e l'elefante | Il diritto di voto agli embrioni (video contributo di Barbara) | Rete delle donne di Bologna | Figlie femmine | Facciamo breccia | Acasissimo | Nero assenso | 1 Manifesto | Lotto non solo a marzo | Lillistar | Dire | Dielle | Iscialu | Io aliena | Ego & Quotta | Un mondo di bene | Promessedautore | Scrivere e' facile | Ckiikc | Stella danzante | 8 Marzo | Non esisto | Writer | AIP |

2008/02/13

Presidio 14/02/2008 ore 17.00 al Sant'Orsola - Difendiamo la libertà di scelta delle donne!

Care,


avrete sicuramente letto la terribile notizia del blitz della polizia al Policlinico di Napoli dovuto, dicono, alla segnalazione anonima di un infanticidio in flagranza (Art. 578 Infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale), risoltosi nell'ammissione di un normale aborto terapeutico, dopo lunghi e illegittimi interrogatori e sequestro del materiale biologico espulso (previo riconoscimento della "vittima" da parte della madre).


Chi ci dice che quella telefonata sia mai arrivata? Chi può dire se non fosse invece in atto un'indagine ambientale, se non vi fosse tra le corsie un poliziotto in borghese in attesa di poter punire quei pochi medici che non obiettano all'IVG? Viviamo in questi giorni un accanimento generalizzato (disumano e rabbioso) contro la libertà di scelta delle donne che si sta traducendo sempre più in violenze e ingiurie. In stigmatizzazioni senza senso e ora, addirittura, in un tentato arresto! Questo atto vigliacco risuona nella testa di tutte come un temibile avvertimento: vi puniremo, assassine! Ma noi non siamo assassine e tanto meno abbiamo paura. Siamo soltanto sempre più indignate e pronte a difendere le nostre vite, la nostra dignità di donne libere di scegliere.


E' chiaro come il protocollo firmato dai ginecologi cattolici romani sulla rianimazione del feto sia colpevole di aver creato un clima di criminalizzazione delle donne che vogliono o che sono costrette ad abortire. E' chiaro che la proposta di moratoria sull'aborto di Ferrara ha avuto echi straordinari tra gli integralisti che siedono e siederanno nel nostro parlamento. E' chiaro il servilismo del nostro ceto politico ai diktat vaticani così come pare chiaro che non possiamo accettare una campagna elettorale tutta incentrata su come stigmatizzare i nostri corpi e come limitare la nostra libertà di autodeterminazione.



Le compagne napoletane saranno giovedì 14/02/2008 alle 17.00 in presidio in Piazza Vanvitelli. Le donne in tutta la nazione stanno organizzando presidi in concomitanza con quello napoletano.



A Bologna l'appuntamento è alle 17.00 sotto l'Ospedale Sant'Orsola (Via Massarenti 9), cioè alle porte del reparto di ginecologia con il più alto numero di obiettori di coscienza, ove, insomma, il servizio pubblico non garantisce l'applicazione della Legge 194.

Rete delle donne di Bologna


2008/02/11

Presidio del 10/02/2008 alla Tavola Rotonda sulla L. 194 dei Movimenti per la vita

Leggi la Convocazione delle Figliefemmine












"I sogni sono desti" - incassi alla Casa delle Donne per non subire violenza

Care amiche e amici della Casa delle donne,


vi invitiamo allo spettacolo teatrale "I sogni sono desti" di Stefano Morettini che insieme alla sua compagnia di giovani attori e attrici ha voluto regalare alla Casa delle donne due serate teatrali, una mostra fotografica, molto buon umore e un’imperdibile, preziosa occasione di collaborazione.

Rappresentato per la prima volta il 15 dicembre 2007, lo spettacolo calcherà di nuovo le scene del

venerdì 22 febbraio alle ore 21.

teatro Alemanni, via Mazzini 65,

Bologna


Nell’invitarvi a partecipare numerose/i a questa serata, vogliamo segnalarvi l’altra importante iniziativa che ci vedrà coinvolte:

sabato 16 febbraio 2008 presso il Quartiere Santo Stefano, Sala Esposizioni del Baraccano, via Santo Stefano 119, sarà inaugurata la mostra fotografica, a cura di Carlo Amorati, dal titolo “Pucci e le altre”, aperta al pubblico fino al 23 febbraio.

Gli incassi saranno devoluti alla Casa delle donne.

Per prenotare lo spettacolo:

Casa delle donne, tel. 051-333173, oppure via mail: info.casadonne@women.it

Vi aspettiamo!


Casa delle donne per non subire violenza
via dell'Oro, 3, Bologna
051/333173

2008/02/08

Report Assemblea 7/02/2008

1) Quest’anno si celebra il centenario della Giornata Internazionale della Donna (8 Marzo) e le donne in Rete intendono lanciare con entusiasmo una grande manifestazione locale in Piazza Maggiore.

La parola d’ordine che più ci è parsa significativa ed includente è AUTODETERMINAZIONE. Gli attacchi alle libertà delle donne di decidere sul proprio corpo, sulla propria sessualità, sulla propria vita sempre più precaria, in un clima di precarietà totalizzante, a partire da quella pericolosa dei diritti che davamo per acquisiti (ahimè), vanno fermati. Ma la nostra posizione non vuole essere di sola difesa dell’esistente. Abbiamo pensato di riappropriarci dei “valori”, declinati al femminile, come “parole delle donne” a partire dalle conquiste storiche, e di redigere così un “manifesto”.


Vogliamo costruire insieme questa importante giornata?

Come riempiamo con i nostri corpi quella piazza? Largo alle idee!!!

(sarà aperto un post sul blog della Rete ove scrivere le proposte!)


Come ci organizziamo per la settimana dell’8/03? Abbiamo pensato a volantinaggi a tappeto nei luoghi più frequentati dalle donne!!

L’Ass. Orlando raccoglierà invece tutte le iniziative delle donne (costruzione di un calendario) in città in modalità che comunicheremo in seguito.

La prossima assemblea della Rete sarà Martedì 12/02/2008 alle 18.30 in Via San Felice 24.

2) La Rete delle donne di Bologna parteciperà al tavolo che si occuperà di autodeterminazione e contrasto alle politiche totalitarie sui nostri corpi del 23 e 24 febbraio a Roma. La Prospettiva che la rete porterà sarà la proposta di Conferenza Nazionale sulla salute delle donne, in continuità con le decisioni dell’assemblea del 2/02 Occorre il nostro Benestare

3) La Rete aderisce al presidio davanti all’Antoniano del 10/02/2008 alle 9.30 promosso da Figliefemmine, in disturbo/contrasto della Tavola Rotonda dei movimenti per la vita sulla Legge 194 E INVITA LE DONNE A PARTECIPARE

4) Obiettiamo gli Obiettori (proposta di Mai stat@zitt@ - MI): Ci stiamo!

La lotta è su due fronti: li troviamo e boicottiamo e avviamo una campagna mediatica con provocatorio appello agli obiettori stessi di rivelarsi alle donne, in modo da permetterci di poter scegliere il momento giusto per andare in ospedale, la lettera la sta scrivendo Fernanda. Non è inoltre esclusa la possibilità di future manifestazioni davanti agli ospedali.

C’E’ TANTO LAVORO DA FARE! MA NE VALE LA PENA!!

Rete delle donne di Bologna

2008/02/04

Sul macabro pronunciamento dei ginecologi cattolici.

Di Elena del Grosso (biologa e genetista) per la Rete delle donne di Bologna.


Molte delle mie preoccupazioni, esternate ultimamente all’incontro “Occorre il nostro Benestare” si sono materializzate nella decisione presa dai titolari delle cattedre di Ostetricia delle quattro Università romane (alla faccia della laicità dell'insegnamento universitario). E' arrivato ciò che era nell'aria da molto tempo. La competizione elettorale che si è avviata necessitava di uno starting point. Gli "esperti" lo hanno preparato e consegnato ai competitori e purtroppo alle competitrici.

Credo che noi donne dobbiamo fare uno sforzo di riflessione individuale e collettivo per rispondere a quest'ennesimo attacco anche se ci fa schifo e forse siamo impegnate su temi che ci appassionano di più.

Ancora una volta la laicità e l'autodeterminazione della donne come diritto della persona a decidere di sé, del proprio corpo e della propria vita è la sola strada percorribile.

Per un momento lasciamo stare la 194 e prendiamo in considerazione la questione del testamento biologico (neanche questa voluta dalla chiesa ma su cui il mondo laico ha costruito un generale consenso) che riguarda le fasi della vita e della morte di ciascuna/o di noi . Il testamento biologico mentre ci interroga nel profondo, ci rimanda ad un'assunzione di responsabilità rispetto al che fare nei momenti estremi della nostra vita quando non possiamo più esercitare quel famoso "consenso informato" di cui il medico ha bisogno per agire sul nostro corpo e che è l'espressione della nostra autonomia di scelta sancita dalla Costituzione.

Un feto di 5 mesi può esercitare questo diritto all'autonomia e fare quindi testamento biologico? La risposta è evidente: no! Allora chi lo fa per esso?

Chi è il soggetto morale che lo può fare? Una legge astratta dello stato in nome di un'etica dei principi o la madre che ce l'ha nel suo corpo (quel feto è parte di essa) e la cui etica della responsabilità le consente di coniugare i fatti che inaspettatamente le vengono presentati con i valori che fino a quel momento l'hanno conformata?

Noi rispondiamo che quella donna come madre di quel feto che dopo 5 mesi è evidentemente un figlio desiderato è l'unica autorizzata a parlare e prendere la decisione (non siamo all'inizio di una gravidanza dove se non c'è il desiderio o la possibilità di essere madre, il diritto a interrompere la gravidanza non è da mettere in discussione). Non ci dovrebbe essere legge dello stato o altro genitore a prendere il suo posto (non si è forse sempre detto "mater certa est"?). Nessun altro, tranne lei, può elaborare quel dolore e quel lutto.

La proposta dei ginecologi è offensiva di tutto questo. E' una sorta di accanimento terapeutico e di violenza inaudita nei confronti delle donne. E' una cattiveria gratuita che fa scempio della gravità e della sofferenza di quella donna che è costretta a rinunciare alla propria felicità in nome di una sicura vita di sofferenza o della sicura morte di quel figlio che ha nel suo grembo.

Tuttavia credo che le donne debbano fare una seria riflessione utilizzando un linguaggio più semplice possibile, accessibile al maggior numero di donne e che sappia parlare al cuore oltre che alla testa.

Su almeno due cose dobbiamo dire cose nuove:

  • la medicalizzazione della gravidanza e di quell'embrione poi feto che cresce nel suo corpo che diventa un oggetto in mano al potere medico che tutto sa e tutto decide;
  • la medicalizzazione delle nostre vite per cui o siamo sempre malate (il concetto di “completo benessere” volutamente e giustamente aggiunto dall'OMS sembra tuttavia rimanere un mito!) o se siamo sane siamo tuttavia “in pericolo di”.

In una società con un ambiente inquinato fino a porre in discussione l'intera sopravvivenza umana, con le guerre e le armi di distruzione di massa è ridicolo pensare che la classe dirigente si preoccupi davvero per la salute dei suoi concittadini in questo modo, considerato che al solito se lo fa ragiona soltanto in termini di costi del welfare.

Nella società della prevenzione, "meglio prevenire che curare" è uno slogan retorico ma efficace per la costruzione del consenso su ciò che è salute e ciò che è malattia. E’ uno slogan che si delinea perciò come uno strumento di controllo sociale e di discorso ideologico intorno alle politiche del corpo e della vita nel senso ampio del termine.

Le questioni eticamente sensibili diventano così strumenti di politiche che mirano a fare dei corpi di uomini e donne le nuove "res publicae" su cui e attraverso cui arrivare alle "nuove sintesi" politiche.

Personalmente così some sono stata molto critica alla "Nuova sintesi" sociobiologica di Wilson così sono contraria a queste nuove sintesi politiche che ripropongono vecchi modelli e che nello specifico della questione di cui si parla in questi giorni (mi fa schifo persino nominarla) ripropone l'antico conflitto tra il diritto alla vita della madre e il diritto alla vita del feto dove la chiesa si è sempre schierata a favore del figlio del padre dimenticando, i suoi sacerdoti (devoti o meno) di essere nati da una donna.

2008/02/03

L'obiettivo è sempre la 194 - di Katia Zanotti

I direttori di 4 Dipartimenti universitari di ginecologia contro la liberta femminile (3 febbraio 2008)

L'obiettivo è sempre la 194

di Katia Zanotti*

La prossima campagna elettorale, sarà segnata in modo potente e prepotente dai temi della vita, dell’etica, dei diritti, delle libertà delle persone.
Prepotente perché una gran parte della politica, debole e priva ormai di autorevolezza, prende in prestito dalla Chiesa i Valori cercando di imporli anche a chi in quei valori non si riconosce, per accreditarsi presso le gerarchie e l’elettorato cattolico. E le gerarchie ecclesiastiche si sono fatte soggetto politico, non da oggi, certo, ma oggi più esplicitamente in campo, senza moderazione e remora, per imporre valori ed etiche che si basano su verità assolute non discutibili che dovrebbero prendere corpo anche nella sfera legislativa.
Del resto, la Legge 40 è stata in questo senso una vera legge apripista. E’ la legge che ha introdotto lo statuto ontologico dell’embrione come persona e in quanto tale soggetto di diritti, fino a contrapporli a quelli della madre.
Nella dichiarazione sulla laicità di SD è scritto che La laicità è luogo di valori che coincide con la democrazia e le sue regole.
Attenzione! Quel luogo laico prevede la convivenza delle differenze ed è perciò vitale per la democrazia. La Chiesa, il Papa non riconoscono le differenze perché non ammettono altre verità oltre la loro.
Sarà quindi una campagna elettorale in cui la Sinistra Arcobaleno dovrà sostenere con assoluta forza e determinazione un modello di società fondato sul principio della laicità, così compromesso in questa fase, e ancor più indebolito con la nascita del Partito democratico. Un modello di società fondato sulla piena libertà delle persone, sulla piena parità dei generi, sul pieno riconoscimento delle diversità negli orientamenti sessuali. Qui si apre un altro capitolo che attiene alla ricostruzione profonda di un sistema di valori dentro i quali la costruzione di una etica pubblica di sostegno alla libera scelta delle persone diventa uno dei punti fondanti per una sinistra moderna. Anche di questo bisognerebbe discutere per definire una identità forte della Sinistra in questo Paese.
E adesso veniamo al Documento dei quattro Direttori degli Atenei romani sulla rianimazione dei feti perché c’entra anch’esso con quanto sin qui detto. C’entra perché sembriamo essere di fronte ancora una volta, in tempi di richiesta di moratoria sull’aborto e di pronunciamento di Ruini sulla “soppressione di esseri umani innocenti” ad una iniziativa strisciante che ha come oggetto la legge 194.
Infatti, perché adesso questa dichiarazione?
Forse perché in modo strisciante si vuole cominciare sempre più a insinuare il convincimento che l’aborto uccide persone e quindi la legge va modificata nel senso che lo Stato non deve ammetterlo.
E che dire dell’intenzione di procedere alla rianimazione del feto escludendo il consenso della donna? E’ semplicemente agghiacciante. Quel corpo di donna è per loro uomini puro contenitore.
Nulla debbono avere a che fare con questa decisione i desideri, la responsabilità morali, il corpo, la coscienza, l’autodeterminazione delle donne, persino per ciò che riguarda la qualità futura della vita del loro bambino.
Sull’aborto terapeutico la legge 194 è molto chiara:
Punto 1) L’aborto terapeutico non è richiesto dalla donna (se avesse dovuto abortire l’avrebbe fatto entro i primi 90 giorni), ma prospettato dai medici quando si presentano seri problemi per la salute della donna. L’aborto terapeutico parte da uno stato di necessità.
Punto 2) La 194 non definisce i termini entro i quali effettuare l’aborto terapeutico. Dice solo che quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo in caso di grave pericolo per la vita della donna e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto.
Punto 3) All’epoca della approvazione della legge 194 la sopravvivenza del feto non era possibile prima della 25° settimana. Adesso il feto può, in alcuni casi sopravvivere anche a 22-23 settimane, anche se l’estrema prematurità può esporre il bambino a seri disturbi cerebrali o polmonari. In ogni modo, è ormai pratica diffusa in campo medico concludere le indagini relative allo stato di salute del feto in tempo utile per effettuare l’eventuale IVG entro la 22° settimana.
Punto 4) Il Comitato nazionale di Bioetica sta affrontando il tema relativo alla sopravvivenza del feto dopo la 22° settimana, non c’è ancora un pronunciamento. E comunque per la comunità scientifica è tema così complesso che non dovrebbe essere piegato a posizioni ideologiche di parte.
Purtroppo, ancora una volta, non è così.

*Parlamentare. Componente la Presidenza di Sd