2008/04/02

La Pillola del giorno dopo: i fatti di Pisa

Da Femminismo a Sud

A Pisa
è successa una cosa grave. Due ragazze alla ricerca della *pillola del giorno dopo* sono state trattate ne più e ne meno che come delle fastidiose accattone. Sia i medici della guardia medica che quelli dell'ospedale hanno rifiutato di prescrivere il farmaco richiesto. Per chiarire ancora, semmai ve ne fosse bisogno: La pillola del giorno dopo NON E' la RU486, la famosa pillola abortiva che eviterebbe alle donne che vogliono interrompere la gravidanza la crudeltà di un invasivo e dolorosissimo intervento chirurgico. La pillola del giorno dopo E' un contraccettivo d'emergenza che va preso entro le 72 ore dal rapporto a rischio.

Nulla dice che i medici possano obiettare. Nessun medico si può rifiutare di prescrivere la pillola del giorno dopo. Una delibera del consiglio regionale toscano, infatti, "avverte i medici che non fornire la pillola a chi la chiede si configura come un reato: quello di interruzione di pubblico servizio".

Ma a Pisa evidentemente i medici pensano di essere in un altro stato e fanno un po' come gli pare e per questo rischiano una sanzione disciplinare dalla azienda sanitaria locale e una denuncia in piena regola. I dottori di cui si parla, secondo le segnalazioni arrivate all'Asl, hanno rifiutato di prescrivere la pillola del giorno dopo a due ragazze che in giorni e luoghi differenti sono andate a chiedere assistenza.

La prima ha trovato un bel cartello alla porta della guardia medica che diceva: "Presso questo ufficio non viene prescritta la cosiddetta pillola del giorno dopo". Capite? Neppure fosse una casa privata o un negozio di alimentari in cui si può trovare scritto: "In questo negozio non si vende carne di pollo!".

La ragazza giustamente non si arrende. Sono le due di notte e non può rintracciare ne' il suo medico curante ne' la ginecologa. Così prova ad andare in ospedale. Anche lì però la stessa storia. Le hanno detto che doveva aspettare fino alle 6.00 del mattino perchè il medico di guardia notturno era un obiettore di coscienza e non avrebbe prescritto la pillola.

Al cambio turno la ragazza riceve la pillola, pagata con un ticket di 25 euro (che attraverso la prescrizione alla guardia medica sarebbe costata molto meno), e dato il ritardo con cui l'ha presa c'e' certamente un dubbio sulla sua efficacia.

Dopo qualche giorno un'altra ragazza accompagnata da un'amica si reca al pronto soccorso. Deve aspettare le emergenze della fila fino a che un'infermiera non le indica la guardia medica per accellerare i tempi. Così la ragazza chiama al telefono ed è arrivata la doccia fredda: i medici hanno risposto "di restare pure al pronto soccorso perché tanto lì nessuno dei medici le avrebbe prescritto la pillola". Così l'infermiera non può fare altro che consigliarle di provvedere svegliando una persona fidata che avrebbe potuto risolvere il problema entro la fine delle 72 ore.

Su queste due gravi vicende l'Asl "ha avviato una indagine interna". Come prima cosa tenteranno di individuare con certezza - come dice il quotidiano da cui è tratta la notizia - i medici che si sono rifiutati di prescrivere la pillola e di chiarire la questione del cartello *non autorizzato* affisso davanti la porta della guardia medica.

A questo proposito il Presidente dell'Ordine dei medici di Pisa ricorda che il comitato di bioetica ha "introdotto la possibilità di una cosiddetta clausula di coscienza": vale a dire che se un medico non si sente di prescrivere la pillola del giorno dopo può seguire la propria coscienza a patto che "metta in condizione la paziente di ottenere quello che chiede nei tempi e nei termini stabiliti". Tutto ciò però può essere fatto se l'azienda sanitaria riceve comunicazione di questa intenzione. Dall'Asl pisana invece non arrivano notizie di medici che hanno segnalato ufficialmente particolari disagi e che si siano appellati alla clausula di coscienza.

Insomma questi medici non hanno proprio scuse di nessun genere. Diventa poi oltremodo paradossale che un comitato di bioetica possa fornire linee di comportamento della professione che dovrebbero essere sancite per legge. Cosa ne direbbero i medici se il "comitato delle donne incazzate" (che si può fare, statene certi) stabilisse che ad ogni medico che assume questo comportamento può essere dedicato il provvedimento indicato secondo le nostre particolari clausule di coscienza? Lascio a voi la libertà di immaginare quale potrebbe essere...

--->>>Per tutte: se vi capita la stessa cosa, se andate in farmacia e il farmacista non vi vuole dare la pillola del giorno dopo neppure su presentazione della ricetta, denunciate medici e farmacisti. QUI le istruzioni per sapere come fare.

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