2007/06/02

APPELLO: NO AI FEMMINICIDI

Care tutte,

rifletto da giorni sui tanti ruoli delle donne nel contrasto alla violenza e ai femminicidi. Tutte le associazioni di donne ci lavorano da anni, lo so. Il problema è che il messaggio arriva a poche e solo nelle realtà più attive come la nostra, Bologna, e comunque non a sufficienza.

Credo che ci siano così tante donne, chiuse nelle loro case, che si sentono sole, e si sentono sempre più sole ad ogni notizia data al tg di femminicidi e di stupri domestici. Soprattutto quando le notizie riguardano avvocate specializzate in violenze di genere che vengono aggredite, feste di finanziamento per le spese processuali di stupratori, attenuanti a patrigni per aver violentato ragazzine che non sono più vergini, o esami del DNA a donne incinte uccise dal marito perchè convinto che la figlia non fosse sua (come nel caso di Barbara a Perugia). Lo credo perchè io stessa mi sento più sola e abbandonata dal sistema e dalla giustizia.

Sono stanca, sono stanca di sapere che ad ogni servizio che appare in televisione, ancora purtroppo il mass media per eccellenza, le donne tutte si sentono sconfitte e paralizzate.

Chiedo alle donne di ricominciare a manifestare senza autorizzazioni. So che il femminicidio, lo stupro, non sono mai un'emergenza, ma il modo in cui vengono trattati sì. Dalla "giustizia" e dai mass media.

Quante volte sentite quel nodo allo stomaco, quella rabbia, quel senso di impotenza di fronte a notizie terribili, alle quali si aggiungono SEMPRE indagini e colpevolizzazioni senza senso, che vogliono mostrare le donne, uccise, violentate, come le colpevoli o complici del loro stesso morire, del loro stesso soffrire?

Quando guardo le immagini delle lotte affinché lo stupro cessasse di essere un reato contro la "morale", quando vedo le donne con i loro corpi ed i loro striscioni e le loro grida, presenti e arrabbiate ai processi per stupro, mi fanno sentire parte di loro -non mi sento sola-. Sono convinta che, negli anni 70, le donne che stavano a guardare nelle loro case i telegiornali, e nei telegiornali quelle altre donne arrabbiate e in lotta, almeno per un attimo abbiano sentito che non erano sole, che le donne erano lì a manifestare anche per loro, per tutte.

Credo che dovremmo ricominciare a lottare in quella forma. E non è una questione di visibilità bieca. Non mi importa la visibilità.

Dovremmo andare all'udienza del processo per la morte di Barbara e di sua figlia, a dire NO.

No al femminicidio. No alle violenze misogine.

No all'esame del DNA sul corpo di Barbara e della figlia che portava dentro di sé. Non importa a nessuno chi fosse il padre, se non ad un assassino. Ciò che penso è che di certo era sua, della donna che la portava in grembo. E questo dovrebbe bastare a tutti.

Siamo uscite dal silenzio contro la revisione della 194? Ora lottiamo con i nostri corpi per la vita delle donne. Perchè sia degna prima e dopo la morte.


--
Barbara Mazzotti

Nessun commento: